Le opere più conosciute di Tiziano (Pieve di Cadore 1485 circa - Venezia 1576) che saranno esposte alle Scuderie del Quirinale in una mostra concepita per concludere idealmente l’ampio progetto di rilettura della pittura veneziana e di riflessione sul ruolo cardine che essa avuto nel rinnovamento della cultura italiana ed europea. Un percorso che le Scuderie del Quirinale hanno sviluppato analizzando l’opera dei protagonisti della rivoluzione pittorica moderna - da Antonello da Messina a Giovanni Bellini, da Lorenzo Lotto a Tintoretto - di cui Tiziano è testimonianza finale e altissima quale artista europeo per eccellenza.
Visitando la mostra sarà possibile ripercorrere i tratti salienti dell’inarrestabile ascesa del grande artista italiano: dagli esordi veneziani in seno alle botteghe di Giovanni Bellini e Giorgione all’autonomia acquisita con le grandi tele per i dogi, gli Este e i Della Rovere fino ad arrivare alle committenze imperiali di Carlo V e poi del figlio Filippo II. Decennio per decennio, l’intera carriera di Tiziano sarà rappresentata al massimo livello sottolineando il magistrale senso del colore e l’evoluzione di una pennellata capace di travalicare i limiti dell’immaginario pittorico. Attraverso confronti iconografici - tra i molti, emblematico, quello tra la Crocifissione della chiesa dei domenicani di Ancona, il Crocifisso dell’Escorial di Madrid e il frammento di Crocifissione oggi alla Pinacoteca Nazionale di Bologna - il pubblico potrà percepire direttamente la novità d’impostazione e la grammatica compositiva del Maestro, in una mostra attenta a narrarne non solo la fondamentale dimensione di pittore religioso ma anche la complessa attività di ritrattista della nobiltà del tempo. Una mostra ideata - grazie al sostegno e ai prestiti delle massime istituzioni museali italiane e straniere - per far comprendere al grande pubblico l’eccezionalità di un Tiziano capace di accordare “la grandezza e terribilità di Michel Agnolo, la piacevolezza e venustà di Raffaello, et il colorito proprio della Natura”, secondo l’immagine del poligrafo contemporaneo Ludovico Dolce, suo grande estimatore.
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