L’albero (o palo) del primo maggio sormontato da una drappo rosso e issato ogni trenta aprile nelle piazze e agli incroci delle strade dei comuni del Piceno è un rito di origini antichissime. Affonda le sue radici nella celebrazione pagana del “maggio”, propria delle antiche civiltà agricole, ove aveva la funzione di propiziare la fertilità della terra e salutare l’arrivo della primavera. Fu però con gli alberi della libertà nati nel corso della Rivoluzione francese che assunse i connotati, prossimi a quelli attuali, di un rituale politico. Più tardi, tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, in coincidenza con il progressivo affermarsi della festa internazionale dei lavoratori, fu ripreso e rilanciato dal nascente movimento socialista giungendo in tal modo sino a noi.
L’albero del primo maggio ha oramai superato la sua natura novecentesca di festa “di parte” per entrare a pieno titolo nel patrimonio storico e culturale del nostro territorio. Nel Piceno l’albero del primo maggio è anzitutto espressione del movimento contadino che si va lentamente organizzando e per il quale questo simbolo assume il duplice significato di occasione di festa e di sfida nei confronti dell’autorità politica e padronale delle lotte mezzadrili degli anni cinquanta e sessanta una storia del processo di emancipazione dalla condizione di servitù semi-feudale che caratterizzava, appena sessant’anni fa, i contadini della nostra provincia.
Ma l’albero del primo maggio è anche espressione di quella tradizione laica che aveva la sua origine nei culti rivoluzionati inaugurati in Francia a partire dal 1789 che incontrarono, sin dalla loro nascita, una strenua opposizione da parte della chiesa cattolica. Ciò aiuta a comprendere che i duelli sono proprio quelli tra i contadini che intendono issare il loro albero ed i parroci che si oppongono a questa profanazione. L’elevato livello di ritualizzazione, di diversificazione dei simboli arborei (accanto all’albero dei “grandi” venivano issato anche quello delle donne e dei bambini) e di coinvolgimento della comunità che presenta, ad esempio, l’albero del primo maggio a Porchia (frazione di Montalto Marche), richiederebbe uno specifico lavoro di ricerca. Sarebbero da approfondire le fonti documentali relative ai tanti processi
celebrati a carico di mezzadri, capi-lega, sindacalisti per fatti connessi alle celebrazioni del 1 Maggio. Gli archivi dei Tribunali, conservano ancora atti preziosi per ripercorrere le fasi attraverso cui passò l’offensiva padronale contro i contadini nel Piceno. Da questi documenti non si può prescindere se si intende indagare il ruolo svolto dai poteri costituiti in quella cruciale fase della nostra storia recente. È proprio ad essi che ci ripromettiamo di attingere in un futuro, speriamo prossimo, lavoro di ricerca.
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